RACCONTI

Il Sicomoro cresce anche in Valcuvia

Lezione di botanica? Curiosità esotiche nel giardino di casa? Niente di tutto ciò! Vorremmo solo raccontare un’esperienza nuova che ha messo le sue radici anche nella nostra zona pastorale dallo scorso ottobre 2014.

Un uomo di nome Zaccheo cercava di vedere Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura: allora, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro.” (Lc 19, 1-4)

Il sicomoro, con i suoi rami che quasi partono da terra, permette a Zaccheo di vedere Gesù che passa perchè gli facilita la salita e diventa così il luogo del suo incontro con il Signore. Da qui in avanti la sua vita cambia e lui scopre la sua vera vocazione. Allo stesso modo in Diocesi, si è creato uno spazio di ricerca e di incontro per i ragazzi che vogliono conoscere meglio Gesù per poter capire che cosa Lui vuole per la loro vita.

A questa esperienza è stato dato il nome di Sicomoro. E’ iniziato a Bormio nel 2010, a Olgiate Comasco nel 2011, è arrivato a Como, a Lomazzo e a Rancio Valcuvia nel 2014. Per spiegare sinteticamente in che cosa consiste, diamo la parola al suo principale “inventore” e attuale responsabile, don Michele Gianola: “Il Sicomoro è una comunità semiresidenziale di vita cristiana fraterna nella quale i ragazzi di un determinato territorio vivono per una settimana al mese, accompagnati, nel loro cammino di fede e di crescita vocazionale, da una équipe di educatori formata da un prete e da una coppia di sposi.

La proposta viene fatta a ragazzi delle prime classi delle scuole superiori, che durante la settimana di convivenza continuano a frequentare la loro scuola, ma, invece di tornare a casa, nel pomeriggio raggiungono la sede del Sicomoro e lì trascorrono il resto della giornata e la notte. Per la nostra zona la sede è la casa parrocchiale di Rancio Valcuvia, non più abitata da qualche anno, ma ben ristrutturata e accogliente. “Incollata” alla chiesa, come si usava un tempo, è l’ideale per vivere una dimensione di famiglia aperta alla comunità: la sala da pranzo spaziosa (per gli inviti), l’orto da coltivare e da condividere nel raccolto, l’accesso diretto alla chiesa, l’uscita sulla piazzetta dove si intrecciano relazioni di vicinato sempre positive e cordiali. In questa casa abbiamo vissuto anche noi, una settimana al mese per otto mesi, da ottobre a maggio, con i due ragazzi (uno di Casalzuigno e l’altro di Caravate) e con don Silvio Bellinello, parroco di Caravate, guida e promotore del Sicomoro nelle Valli Varesine.

Si è trattato di accompagnare i ragazzi nella quotidianità della vita, con un’attenzione particolare all’unità tra noi educatori e all’obiettivo che sta alla base di questa esperienza: coltivare i germi di vocazioni presenti negli adolescenti a noi affidati. Questo non vuol dire condurre una vita speciale, anzi… La giornata si svolgeva in modo molto normale per tutti: sveglia presto e veloce colazione per arrivare in orario a scuola per i ragazzi, mattinata di lavoro per il parroco a Caravate, occupazioni varie per noi, pranzo tutti insieme quando possibile; relax e studio pomeridiano, S. Messa in parrocchia, visite ai vicini o al fiume o lavori nell’orto, cena insieme. Il dopo-cena variava da un giorno all’altro: la visione di un film, le interminabili partite a carte, l’ascolto della Parola di Dio e la riflessione, seguendo un percorso comune per tutti i Sicomori della Diocesi; momenti di preghiera comunitaria, come l’adorazione eucaristica o il rosario a maggio, la celebrazione ecumenica a gennaio o la novena di Natale a dicembre. Fisso restava invece l’appuntamento della compieta, recitata insieme, come ultimo atto di ringraziamento e di affidamento.

La settimana terminava al venerdì sera con la verifica guidata da don Silvio: domande semplici e dirette a valutare come ognuno di noi aveva vissuto il suo rapporto con gli altri, la sua ricerca del Signore nella realtà quotidiana, dentro e fuori il Sicomoro. Di mese in mese questo momento è diventato sempre più significativo per la libertà che ognuno ha raggiunto nel condividere con gli altri le difficoltà e le gioie della vita comune e della maturazione personale.

Si è creato nel tempo, tra noi adulti e con i ragazzi, un clima veramente famigliare, fatto di scherzi e di rimproveri, di collaborazione in cucina e nelle varie malattie, di richiami allo studio e all’ordine (come in tutte le famiglie che si rispettano…). Si è creato un legame non superficiale che è continuato durante l’estate e riprenderà più forte con il nuovo anno scolastico. Sì, perchè il Sicomoro cresce: i due ragazzi hanno riconfermato il loro impegno a continuare e altri si stanno aggiungendo. Segno che i giovani sono contenti di seguire chi propone loro un’esperienza di Chiesa viva, alla ricerca del senso della vita; sono curiosi di vedere Gesù e di capire dove Lui li chiama, come Zaccheo, quel giorno, sul Sicomoro.

Pinuccia e Maurilio

Articolo pubblicato su Il campanile di Gemonio (VA)

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