Sicomoro: segno di una Chiesa viva
In questo mio primo articolo mi sento di proporre a chi lo leggerà, una riflessione generale sull’identità e la fisionomia della proposta di Sicomoro che da un decennio accompagna il cammino di giovani. Per chi non conosce l’esperienza la proposta è nata per una richiesta del vescovo Diego sulla necessità di accompagnare i ragazzi delle superiori nel loro discernimento vocazionale. Un’esperienza che permette di far cogliere, a ragazzi dai quattordici ai diciotto anni, la vocazione che il Signore ha pensato per loro. Un tempo che consiste in una settimana al mese per otto settimane ( da ottobre a maggio, normalmente) di vita comune in una casa scelta geograficamente sul territorio, dove i ragazzi vivono con un sacerdote e una coppia di sposi. Un tempo scansito dalla scuola, dallo studio, dal gioco, dalla preghiera e dalla condivisione nella fraternità e umanità. La novità è che questo tutto avviene non lontano dalla casa dei ragazzi , in una porzione di diocesi che ha fisionomie differenti ( da Bormio ad Olgiate Comasco, passando per Lomazzo). In un progetto che accompagna giovani ragazzi che non escludono un cammino di consacrazione religiosa o sacerdotale ( dalle indicazioni del vescovo Oscar) ma che alla fine del cammino possono liberamente compiere scelte differenti. Il Sicomoro, ci tengo a precisare non è una proposta come tante altre, ma una scelta precisa che, come chiesa diocesana, è stata fatta e che ci viene chiesto di sostenere nella preghiera e nelle dinamiche di accompagnamento che come comunità possiamo vivere.
Questa proposta ha dei presupposti che è bello riscoprire e ribadire.
La proposta di adesione ai ragazzi è normalmente fatta “ad personam”, e questa caratteristica presuppone una relazione viva che come sacerdoti dobbiamo avere con i nostri giovani; una richiesta che non è per tutti e che coinvolge, alla luce di una relazione di paternità e di accompagnamento, ogni singolo sacerdote e ogni membro della comunità!
Mi chiedo sempre come pastore quanto realmente accompagno i giovani della comunità, che non sono miei ma che il Signore , nel ministero che mi ha dato, mi ha messo accanto e che mi chiede di accompagnare.
Mi soffermo su quanto, come prete, prego per i miei giovani, per le situazioni della loro vita e per le famiglie alle quali appartengono. Cosa chiedo loro nel servizio che svolgono e quanto sono di aiuto per il loro discernimento vocazionale.
Anche come comunità dobbiamo crescere nella preghiera di richiesta delle vocazioni sacerdotali e religiose, a volte ho l’impressione che chiediamo poco, con poca convinzione o addirittura chiediamo male e sappiamo che il Signore non ascolta richieste come queste!
Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe. Mt 9,38
Come battezzati, inviati a raccontare la bellezza dell’aver incontrato il Signore, chiediamo il dono del “contagioso entusiasmo” come espressione e risposta personale del nostro essere discepoli.
Come discepoli esortiamo a non scoraggiarsi, chiediamo “occhi belli” capaci di vedere e gioire per quello che il Signore, il Dio della Misericordia, ci regala ogni giorno.
E avanti fiduciosi in questo tempo di sorpresa divina e impegno cristiano!
Don Silvio Bellinello
Sicomoro: Chiesa che ascolta lo Spirito
Il secondo contributo che vuole continuare il precedente, mi permette di riflettere sull’accompagnamento che come chiesa siamo chiamati a vivere. La domanda da cui voglio partire è la seguente: cosa significa accompagnare? Non so se la definizione può essere precisa ma nella mia esperienza mi permetto di riflettere dentro questo parametro: Accompagnare è farsi compagno per condividere e stupirsi insieme di quello che il Signore ha preparato.
Accompagnare è entrare in sintonia con il giovane che hai di fronte e portarlo a comprendere la sua storia e le tappe importanti del suo vissuto. E’ aiutarlo a rileggere le ricchezze e le fatiche del proprio cammino sempre e soprattutto alla luce di un Dio che gli è Padre che accompagna individualmente ciascuno. Accompagnare è esortare ad andare avanti guardando più quello che unisce che quello che divide. Non so se la direzione che sto evidenziando in questo mio intervento sia corretta, certamente è un’occasione di riflessione sulle dinamiche della vita spirituale e umana. Oggi come oggi poi i nostri adolescenti sentono tante voci, ascoltano tante parole, l’accompagnare è aiutarli a scorgere, nelle voci che giungono alle orecchie, la sola capace di giungere fino al cuore colmandolo di pace e speranza. Tante voci distraggono i cuori dei ragazzi e li portano a compiere scelte comode o comuni. L’esperienza del Sicomoro è occasione utile per riordinare le voci, di soppesarle alla luce di quello che si vive, un’esperienza che può aiutare a rimettere in ordine le coordinate vitali. Non è vero che lo Spirito Santo non chiama più! che non tocca il cuore dei giovani di oggi, e come chiesa diocesana abbiamo il dovere di ascoltare lo Spirito che chiama, incoraggia ed esorta!
Ascoltare poi lo Spirito passa attraverso i sacramenti che la chiesa amministra, di cui noi siamo parte, e che chiama a conversione ogni singolo battezzato. I nostri giovani hanno bisogno di vedere cristiani contenti, non perfetti ma determinati a compiere veramente la volontà del Padre.
Accompagnare con Spirito: pregando per i ragazzi che partecipano alla settimana residenziale, pregare per coloro che arriveranno in futuro, pregare per quelli che ci sono passati perché continuino il cammino intrapreso.
Accompagnare poi si fa nel tempo e con metodo. Mi spiego: occorre accogliere e attendere i tempi del ragazzo che hai accanto, spronandolo a non sedersi su se stesso ma “provocandolo benevolmente” perché non si confonda e di scoraggi dei propri fallimenti e difficoltà; la dinamica di accompagnamento ha poi in sé un metodo: pensando ad un cammino che aiuta a confrontarsi spesso ( la settimana al mese permette di avere un momento successivo che riprende quello precedente) , la presenza costante del sacerdote e della coppia nella settimana divengono punti di riferimento che alla fine risultano essere significativi
Vieni Spirito Santo, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo Amore
Come chiesa in cammino non stanchiamoci mai di guardare ai nostri adolescenti come speranza per la chiesa del futuro, essi sono già la chiesa del presente! Chiediamo che l’esperienza del Sicomoro possa risultare un dono di grazia che possa affascinare giovani, preti e comunità. Insieme si può!
Don Silvio Bellinello
Sicomoro: Chiesa di oggi che scommette sul futuro
In questo mio terzo scritto voglio portare alla vostra attenzione un ulteriore aspetto che ci permette di fotografare, con un po’ più di attenzione, la realtà del discernimento vocazionale. Ad oggi tre sono i centri nei quali è presente l’esperienza del Sicomoro; a Bormio, ad Olgiate Comasco e Lomazzo. Confido che nei mesi prossimi possa partire anche nella parte bassa della Valtellina nella comunità di Talamona; è in preparazione anche sul territorio cittadino di Como e l’anno prossimo, potrebbe concretizzarsi anche un Sicomoro a Gravedona per la sponda superiore del lago. In questi anni mi sono accorto che la formula “vincente” per le attività e i progetti è quella della condivisione nella misura più ampia: tra preti, tra preti e laici, con le famiglie. Penso ad una chiesa che oggi, con questa possibilità di accompagnamento, scommette sul futuro. Non che la realtà del Sicomoro sia l’unica realizzabile anzi, preghiamo perché lo Spirito Santo ispiri anche altre forme di discernimento vocazionale, ma alla luce di questi dieci anni di presenza diocesana, possiamo affermare che l’accompagnamento reale del cammino personale è verificato e considerato utile. Ci sono cristiani, laici e non, che pensano che ci si debba rassegnare alla diminuzione delle vocazioni sacerdotali e religiose. Ci sono persone che affermano che sono cambiate le generazioni, che alcune dinamiche del passato non siano più valide. Personalmente mi discosto da questa mentalità per un duplice motivo. a) Se curiamo la nostra relazione con il Signore Egli ci utilizza come strumenti suoi per accompagnare gli altri. b) lo Spirito Santo non smette di suscitare nel cuore dei giovani desideri autentici di sequela e decisioni di donazione totale e unica e per il Regno dei cieli.
Anche come preti dobbiamo forse ricordare e ritornare all’essenziale della nostra vocazione, il perché del nostro si, convinti che il Signore continua ad operare grandi cose; non dobbiamo stancarci di proporre ideali alti, cammino di servizio, esperienze di riflessione e condivisione con la Parola di Dio e la vita sacramentale, dobbiamo conoscere i giovani nei loro bisogni più veri e con loro mettere queste loro esigenze davanti al Signore. Forse poche volte ci facciamo intercessori per i bisogni e le fatiche di chi accompagniamo.
Seguire il Signore non è certamente facile ma, nella realtà di condivisione e di comunione, forse, tutto diventa più facile. La nostra attenzione, lo affermo da sacerdote, è quella di accompagnare i giovani nelle loro differenti stagioni umane e spirituali. Un accompagnamento che richiede pazienza e determinazione.
«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Mt 7,7
L’esperienza del Sicomoro è una scelta della chiesa diocesana, da riscoprire e da rileggere alla luce dell’oggi che viviamo. Un’occasione di dialogo con lo Spirito che ci anticipa e ci interpella. Chiedere, cercare e bussare, possono diventare verbi di sequela per tutti! Un ultimo desiderio che conclude questo terzo intervento: sarebbe bello trovare momenti precisi e autentici di condivisione e confronto su questi spunti. L’Accompagnare non è delegabile a qualcuno ma è insito nel cuore di ogni battezzato che, innamorato, non può tacere l’evento strepitoso dell’incontro con il Cristo risorto e si sente per questo “obbligato” a ridire.
Don Silvio Bellinello